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Il Törggelen in Alto Adige: vino novello e castagne

Vino novello e caldarroste: ecco cos’è il törggelen in pochissime parole.

Due settimane fa io e Tommaso siamo stati invitati in Alto Adige, nella Valle Isarco, a scoprire un’antica tradizione legata all’accoglienza, all’autunno, al vino novello e alle castagne, il törggelen.

Nonostante oggi ci siano pullman di turisti che arrivano dalla Germania e appassionati che raggiungono l’Alto Adige solo per poter partecipare a questa festa, il törggelen fa parte della cultura contadina, ancora molto sentita e vissuta: non è stato studiato per i turisti ma ereditato da nonni e bisnonni. Tanto è amato dagli altoatesini che considerano il törggelen come la loro quinta stagione.
Oggi il törggelen autentico è voluto dall’Alto Adige per promuovere e proteggere il lavoro dei contadini e vede sempre la presenza di vino novello e castagne. Per questo motivo tutti gli organizzatori hanno tenuto a precisare che siamo davanti a una manifestazione autentica solo nei luoghi in cui crescono sia viti che alberi di castagno, proprio come nella Valle Isarco.

Törggelen

Storicamente il törggelen aveva inizio attorno all’11 novembre in coincidenza con San Martino, giorno deputato alla festa del vino novello anche in Toscana, e andava avanti fino all’Avvento, un periodo di maggior raccoglimento in vista del Natale.
Oggi la stagione si è ampliata e a fine settembre si accende il primo falò per le caldarroste, accompagnate poi con il vino novello. il törggelen si chiude poi per Santa Caterina, il 26 novembre, alle porte dell’Avvento.

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Il törggelen, una vera e propria festa del ringraziamento altoatesina, oggi si accompagna anche alla tradizione delle osterie contadine conosciute come Buschenschank: la loro nascita risale al Medioevo, quando i principi davano il permesso ai contadini di vendere il loro vino ai passanti e ai loro ospiti. Queste osterie si facevano riconoscere con una frasca appesa fuori, frasca che viene usata ancora oggi. Per regolamento oggi i Buschenschank rimangono aperti soltanto 180 giorni all’anno, proprio come succedeva nel medioevo.

In occasione del törggelen oggi tutti si ritrovano nei Buschenschank, il vino novello accompagna le castagne arrostite su un grande braciere e dopo tutti si siedono a tavola per una cena robusta, in cui tradizione e prodotti tipici sono i protagonisti. Si consumano mezzelune ripiene di ricotta e spinaci, canederli, crauti con carne salmistrata, zuppa di orzo, a volte il gulash, salsicce, affettati, buon pane fresco locale e, per finire, krapfen dolci con marmellata con con semi di papavero, il tutto accompagnato da vini di produzione propria. Le castagne, che hanno aperto la festa, tornano a chiudere il pasto con distillati e liquori.

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Un po’ di storia

Una delle possibili spiegazioni dell’origine della parola törggelen fa riferimento al latino torcolum, il torchio del vino. Secondo questa tradizione, in autunno i contadini invitavano tutti coloro che avevano dato una mano nella vendemmia e nelle numerose attività che ruotavano attorno alla gestione del maso. La celebrazione cominciava in cantina accanto al torchio, dove si assaggiava il vino novello, e poi si spostava nella stube dove i protagonisti diventavano i prodotti del maso, con verdure, formaggi e carne.

Un’altra possibile spiegazione dell’origine del termine törggelen si lega invece alla parola tedesca torkeln che significa barcollare. Possiamo quasi vedere i contadini tornare a casa non proprio sicuri sulle loro gambe dopo aver fatto il giro delle cantine dei vicini per assaggiare il vino di tutti.
Oggi il törggelen autentico vede sempre la presenza di vino novello e castagne, ecco perché si può parlare di törggelen solo nei luoghi in cui crescono sia viti per il vino che alberi di castagno. La Valle Isarco è uno di quei luoghi in cui il törggelen ricopre ancora un ruolo fondamentale

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L’Abbazia di Novacella

Prima tappa del nostro week end altoatesino è stata l’Abbazia di Novacella, fondata nel XII secolo dal beato Hartmann, eletto vescovo di Bressanone. Oggi l’abbazia è un convento attivo e vivace e un convitto per studenti, ha una biblioteca bella da togliere il fiato, ha boschi, malghe, riserve di caccia, una produzione di mele e, soprattutto, di vino. Quella dell’Abbazia di Novacella è la cantina più a nord d’Italia. Qui abbiamo degustato i loro vini più famosi, Kerner, Pinot Grigio e Gewürztraminer, per finire con un Moscato Rosa che ha fatto breccia nel mio cuore di quasi astemia. Un vino dal bouquet di rosa così forte che potrebbe essere un regalo di San Valentino azzeccatissimo: noi per portarci avanti ce lo siamo già fatto.

Da qui inizia il sentiero del castagno, il Keschtnweg, un percorso di 60 km che si snoda attraverso i castagneti che ricoprono la Valle Isarco fino a Bolzano.

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Pranzo al Maso Glangerhof

Una camminata in salita in mezzo ai castagni ci ha portati per pranzo a un maso immerso nel verde, il luogo ideale per ristorarsi dopo una gita e per il törggelen autunnale. Anche se abbiamo optato per la semplice merenda, ci siamo seduti e con la vista sulla vallata ci siamo goduti taglieri di formaggi, speck, bresaola di cervo, zuppa d’orzo, patate, krapfen e vino di loro produzione.

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Pausa al Radoar

L’azienda Radoar si trova alla seconda tappa del Keschtnweg, hanno vigne, frutteti, castagne, un paio di vacche: sono un agriturismo, producono vino, distillati, succo di mela, un’azienda con produzione biologica dal ‘97. Il maso radoar ha 700 anni, è una parola ladina che significa rotondo, come rotonda è la ruota che hanno scelto come simbolo. La ruota con gli otto raggi, la ruota dell’esistenza, rappresenta per loro la coltivazione biologica, la sostenibilità e la grande varietà di produzione del maso.

In quest’occasione non abbiamo assaggiato vino, ma un distillato di castagne che ha lasciato in bocca non solo una splendida sensazione di fresco ma anche un netto e ben distinguibile aroma di castagna.

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Accensione del “Keschtnfeuer” al Griesserhof

Abbiamo camminato, abbiamo degustato vino, distillati e taglieri di speck, e finalmente è arrivato il momento di accendere il falò delle castagne, consumate con un bicchiere di vino novello. A prima vista ero convinta che fosse succo di mela, era la prima volta che incontravo un novello bianco. Ovviamente si sposava a meraviglia con le castagne, un aperitivo di altri tempi, un momento di gioia, occhi spalancati e sorrisi di fronte al falò.

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Vinum Hotel Pacherhof

Antico e moderno qui vivono insieme. Questo è uno degli aspetti che più mi hanno colpito dell’azienda, e di tutto l’Alto Adige. Accanto a un maso dell’XI secolo si affianca una struttura moderna, fatta di cemento e vetro. Qui il nuovo non si nasconde, ma viene esaltato, fatto spiccare per contrasto, mentre nel contempo rende omaggio al vecchio e lo rispetta. Questo tema attraversa tutta la struttura dell’hotel Pacherhof, dalla sala con poltrone di design alla cantina appena rinovata.

Anche qui la degustazione di vini è stata seguita da un pranzo tipico, chiuso da una canederlo di ricotta con ragù di mela che valeva tutta la visita.

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Link Love

Questa è stata la mia prima volta in Alto Adige, sicuramente non sarà l’ultima. Qui ho raccolto per voi qualche link utile alla vostra prossima visita: c’è tempo fino a fine novembre per vivere l’esperienza del Törggelen.

  • Se volete vivere anche voi il törggelen con il suo vino novello e le caldarroste, qui trovate tutte le info.
  • Qui potete scaricare le informazioni sul Keschtnweg.
  • Qui tutte le informazioni sull’Abbazia di Novacella, su come visitarla e come partecipare a un bel tour con degustazione di vini.
  • Qui il sito di Radoar e qui la mappa del sentiero del castagno.
  • Questo è invece il sito dell’azienda Pacherhof, un ambiente incantevole.
  • Tommaso ha fatto invece una storia su Steller: non perdetela!
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Questo articolo ha 3 commenti

  1. Che bel paesaggio..non ci posso credere, per me è tutto surreale vivendo in una città.
    Quanta invidia e che posto meraviglioso.
    Uhm l’uva appena raccolta e le castagne arroste.
    Baci e grazie della carrellata di foto

  2. Ma che bella esperienza, Giulia, grazie a te pare di esserci già state.Una campagna curata, panorami terapeutici, anche se il lavoro c’è, ma la velata pacatezza dell’autunno già ci prepara all’involversi dell’autunno. Bello bello

  3. Vedrai che l’Alto Adige sarà tappa fissa ogni anno, soprattutto in autunno… e ti sei persa due appuntamenti top che ti consiglio e dove dall’Umbria corro ogni anno il primo week end di ottobre: la mostra mercato del pane e dello strudel di Bressanone e lo Speckfest in val di Funes… A Novacella sono stata per la prima volta quest’anno, un incanto. Piuttosto vicino da li ma un po’ più in alto c’è Malga Fane, una sorta di mini paesino fatto di malghe. Guarda che posto meraviglioso 😉

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