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Come diventare un (food) blogger e un (food) writer migliore secondo David Leite

Oggi mettetevi comodi perché ho intenzione di fare due chiacchiere. Per l’occasione vi ho anche preparato un cappuccino, non è perfetto come quelli del bar ma il caffè è ottimo, è fatto con la Gaggia vintage di mio babbo, vi potete fidare. Oggi si parla di food writing e dell’essere food writer e food blogger. Intanto aiutatemi a trovare una parola italiana per spiegare senza dover fare un giro di parole infinite questo mestiere, perché mi piacerebbe essere concisa quando mi presento.

Bond, James Bond. Corto e conciso. Io mi presento come Giulia, e per vivere cucino, faccio foto e sarei anche food writer, o almeno ci provo, e quindi sì scrivo, ricette ma non solo, e no, non sono giornalista… non dico tanto per me, quanto per mia nonna che al telefono con le sue amiche prova a spiegare la professione di sua nipote, e non è facile.

Sul come diventare un food writer è uscito proprio ieri su Style.it un articolo di Francesca Martinengo in cui alcune “esperte” – lo virgoletto perché ci sono anche io in quel numero e non mi sento un’esperta, semmai una che costantemente cerca di arrivare là – danno i loro consigli per diventare food writer.

Era da un po’ che pensavo a questo articolo, perché qualche settimana fa ho trovato un video di un hangout di Google+ veramente utile, How to be a Better Food Blogger di Chef Denis Little in sui intervengono tra gli altri David Leite, creatore di Leite’s Culinaria, e Dianne Jacob, di cui vi ho già ampiamente parlato qui.

Il video dura più di un’ora e tocca molteplici argomenti. Quello che più mi ha colpito è stato l’intervento iniziale di Leite, in cui con humor e concretezza illustra in dodici passi come si può diventare un migliore (food) writer e (food) blogger. Eccoli riassunti.

  1. Quando scriviamo un blog post lo facciamo in prima persona, ci mettiamo in gioco. Dovremmo quindi essere divertenti a sufficienza, poetici a sufficienza, spiritosi, cattivi, malevoli, diretti, tutto a sufficienza… siate qualsiasi aggettivo vi venga in mente che possa descrivere il vostro stile, ma siatelo a sufficienza, in modo da attrarre le persone. Io cerco di essere spiritosa a sufficienza, o poetica a sufficienza, la verità è spesso vengo ispirata da quello che ascolto mentre scrivo, e un post che era partito spiritoso prende tutta una piega diversa se ascolto Bon Jovi, Bryan Adams o Bruce Springsteen. E, per inciso, la colonna sonora dell’Ultimo dei Mohicani è perfetta per scrivere post con un respiro epico, ve lo assicuro.
  2. Sto scrivendo della mia vita o sono troppo introspettivo? Secondo Leite non dobbiamo usare il blog come terapia (anche se, su questo, avrei qualche appunto… quanto fa stare meglio scrivere un blog post e mettere nero su bianco come stiamo in un preciso momento? quanto fa bene tornarci a distanza di tempo e vedere che niente è cambiato oppure che di strada ne abbiamo fatta?). Dobbiamo raccontare quello che ci capita, ma con una certa prospettiva. Leite fa un esempio che creda possa essere chiarificatore: vogliamo sapere tutto della nascita di un bambino ma non ci interessa il momento del parto. Questo sta a significare che vi ho tediati per mesi con il trasloco forse inutilmente…
  3. Draw a line in the flour. Dobbiamo prendere una decisione in merito a quello che vogliamo raccontare della nostra vita, tracciare una linea, e adeguarci a quello, altrimenti creiamo confusione. Se parliamo sempre della nostra famiglia, del nostro cane, del nostro vicino… non possiamo da un giorno all’altro chiudere la porta sulla nostra famiglia, o viceversa non possiamo improvvisamente far entrare il lettore nei nostri pranzi tra parenti se solitamente teniamo la nostra vita estremamente privata. Creeremmo solo confusione. In questo credo di esser sempre stata costante: sapete praticamente il 99% di quello che succede in casa, tendo a considerarvi parte di questa famiglia allargata!
  4. Non è tutto incentrato su te stesso. I migliori blog parlano sì di cibo (o di un argomento a tua scelta, credo che questi consigli possano applicarsi in generale) ma anche di amore, perdono, guarigione, rimpianto, speranza, sogni… sono quegli argomenti bigger than life, che bene o male toccano tutti e di cui tutti hanno avuto un’esperienza, prima o poi. Qui, da lettore, mi rivedo assolutamente. I blog post o gli articoli che trattano di questi grandi temi mi fanno sempre riflettere, e mi mettono la voglia di dire la mia, o per lo meno di leggere fino in fondo e trovare una comunanza con la mia situazione.
  5. Think fiction, write non fiction. Alcuni tra i blog post più riusciti sono quelli che hanno elementi narrativi come un’ambientazione, conflitti, punto di vista, personaggi, simbolismo… secondo Leite ogni post dovrebbe avere un arco narrativo. Questo non significa che bisogna inventarsi una storia, ma usare i fatti e gli elementi che già abbiamo come se stessimo scrivendo un romanzo. Vero, verissimo. Una delle mie foodblogger e foodwriter preferite, Molly di Orangette, ha questo modo di raccontare la sua quotidianità che ti prende, e la vivi con lei e ti ritrovi in fondo al post e ti chiedi: ma come, già finito? non per nulla il suo libro di ricette, A homemade life, è nello stesso tempo anche uno dei romanzi più toccanti e divertenti che abbia letto.
  6. Ben vengano i personaggi. Riempite i vostri post di personaggi meravigliosi: il tuo vicino, il tuo capo, i tuoi bambini, trattali come veri e propri personaggi, dai loro vita, uno spessore, non li appiattire in un cliché ma falli diventare quello che sono veramente. Non vi capita di affezionarvi ad un personaggio di un blog ed essere felice quando riappare, come un amico che torna a trovarci? Il riconoscere un protagonista della vita di qualcuno attraverso il suo blog per me crea subito un senso di familiarità e vicinanza, mi fa apprezzare ancora di più la lettura.
  7. Tutti amiamo le storie, quindi raccontate storie nei vostri post. Ci raccontiamo storie fin dall’inizio dei tempi, quando gli uomini si sedevano accanto al fuoco e inventavano racconti giocando con le ombre prodotte dalle fiamme. Ancora oggi leggiamo le storie scritte dai Greci. Le storie sono potenti. Più riusciamo a raccontare storie con personaggi e trama e non parliamo solamente di noi stessi, più riusciremo ad arricchire i nostri post.
  8. Usa un linguaggio forte. Questo non vuol dire imprecare, ma usare verbi forti, i muscoli delle frasi. Riescono ad elevare le frasi ad un altro livello, non fate affidamento soltanto su aggettivi e avverbi, sono solo decorazioni, a volte superficiali. Qui dovrei bacchettarmi le mani da sola: ho questa tendenza fin dalla scuola ad usare due aggettivi uniti da e. Sempre fatto. Per me è una reminiscenza del kalos kai agathos greco, buono e bello, bello e buono… mi viene naturale.
  9. Il più specifico riesci ad andare, il più universale il tuo post riuscirà ed essere, perché i lettori riusciranno a trovare un punto di contatto. Nulla è troppo strano. Tante volte mi si inanellano una serie di coincidenze che mi portano a fare e pensare cose incredibili, e mi sento dire: ma lo sai che mi è successa esattamente la stessa cosa?!
  10. Scrivi con una grammatica e una struttura corrette. Bisogna scrivere correttamente, anche se questo non significa perdere la propria voce. Questo dovrebbe essere dato per assodato.
  11. Controlla il tuo lavoro, o fallo controllare da qualcuno capace. E metti il tuo lavoro sotto copyright – registrati per esempio su www.myfreecopyright.com e diventerai un autore verificato. Io mi sono registrata appena ho visto il video e adesso ogni volta che pubblico un post ricevo una e-mail che certifica che io ho scritto quel post in tale giorno, mese, anno… non so a cosa potrà servire, ma è una garanzia in più, ed è gratis.
  12. Bette Midler ha ragione, Dio ci sta guardando. Dobbiamo quindi affrontare eticamente il nostro lavoro, non si copiano le ricette senza dare credito a chi le ha create o pubblicate per la prima volta. E se pubblichiamo una ricetta di qualcun altro, dovremmo mettere la nostra esperienza nella ricetta, raccontandola a parole nostre.

Quindi questo è quello che raccomanda David Leite, e vista la sua carriera e il suo successo a livello internazionale (potremmo quasi dire intergalattico) possiamo credergli. Come sempre per me questi sono consigli da seguire, interiorizzare e poi dimenticare, in modo che poi il vostro vero io, la vostra voce, possa uscire fuori, senza costrizioni o imposizioni, e soprattutto senza seguire le mode del momento.

Il fatto è che ce lo diciamo tra noi come si fa a diventare food writer, cosa è necessario per catturare l’attenzione di chi ci legge… ma alla fine i lettori sono proprio quelli che dovrebbero giudicare. Quando scrivo un post o una ricetta io non la scrivo solo per gli altri food blogger, ma anche per tutti voi che passate di qui zitti zitti, leggete e provate un dolce o la pasta fresca, e poi qualche volta mi scrivete una mail che mi sorprende e mi fa sentire speciale.

Quindi, voi lettori che ne pensate? cosa vi guida nel leggere un post piuttosto che un altro? E voi foodblogger li condividete? Sono soprattutto validi e attuabili anche in Italia?

Prima di lasciarvi al video per intero – merita davvero di essere seguito fino in fondo – vi informo anche che se siete interessati all’argomento potete fare un pensierino sul corso di food writing che si terrà il 23 marzo a Torino. I docenti sono personcine niente male, nientemeno che Maricler e Fabrizio di The chef is on the table. Una garanzia!

Ci rileggiamo venerdì, che si festeggia un compleanno speciale!

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Questo articolo ha 35 commenti

  1. Io per esempio sono idiota a sufficienza, e per me poannà, mica sono una foodblogger, nevvero? E poi racconto di me e di storie che mi capitano e direi che vi manca sapere quante volte vado al gabinetto e siamo a posto 😀
    Come mi garbi quando scrivi questi articolini!Quando ti vedrò a Pisa ti stritolo tutta d’abbracci!!
    Smuack!
    p.s. il tuoi articoli sono TUTTI belli!!

  2. Grazie per aver condiviso questi consigli e la tua esperienza, poche persone lo fanno, e ancor meno lo fanno mettendosi al pari del lettore, senza inutile saccenteria.
    Complimenti Giulia

  3. Io ne scrivo sempre, in maniera mooooolto meno poetica, di questa cosa qua del foodblogging ma di quello che hai scritto mi ha colpita soprattutto questa frase:

    “Quando scrivo un post o una ricetta io non la scrivo solo per gli altri food blogger, ma anche per tutti voi che passate di qui zitti zitti, leggete e provate un dolce o la pasta fresca, e poi qualche volta mi scrivete una mail che mi sorprende e mi fa sentire speciale”.

    Ecco, io direi che il punto è questo: chi scrive, qualsiasi cosa scriva, deve rivolgersi ad amici, altre persone che gravitano nella stessa sfera, parenti ma anche/soprattutto a chi passa di sfuggita e magari ogni tanto, non commenta, non si palesa ma che resta colpito, in positivo o in negativo. Se si riesce a trovare questo giusto mezzo non dico che si è trovata la formula giusta ma certamente è un passo in più verso un modo di porsi corretto.

  4. Beh Giulia, che dire..penso che stamperò questo decalogo e lo terrò appeso accanto alla scrivania (appena ne avrò una). Anche io per un pò ho parlato del mio trasloco sul blog e tante volte mi sono detta ” probabilmente non interesserà a nessuno” e quindi forse ne ho parlato velocemente, distrattamente, facendolo risultare più noioso, del tipo “ache oggi scatoloni”. E’ difficile parlare di sè e della proprio vita a persone che non conosci perchè forse non è abbastanza interessante o forse semplicemente non riesci a descriverla in modo interessante. Io personalmente trovo che il tuo modo di raccontare funzioni: solare, simpatico, divertente ma non in modo forzato. Io sono una di quelle la cui attenzione si dissolve di fronte a lunghi post ma, come dici tu, a volte un modo di scrivere ti fa arrivare fino alla fine del capitolo, curiosa di sapere cosa ci sarà nel prossimo..
    E io aspetto impaziente 😉

  5. Vero, vero, vero tutto assolutissimamente vero al 100% – sia le parole del Vate Leite, che le tue gustose sintesi.
    Noi, le storie, la passione mescolata agli ingredienti, e poi tanta “compassion” (come cacchio si traduce in italiano?), il piacere della scrittura… tutto cotto dal calore della cucina di casa.
    Grazie di questo post importante

    Ele

  6. Giulia, bellissimo post, grazie.
    Da lettrice sono proprio le storie a tenermi incollata fino all’ultima riga del post (e mi succede non molto spesso), e il modo in cui vengono raccontate. In italiano corretto, per esempio. So che posso sembrare snob, e forse lo sono: ma è innegabile, uno stile corretto, pulito, coerente (e aggiungo senza errori di grammatica, ortografia e sintassi) non solo è il primo passo per farsi leggere, ma è uno strumento imprescindibile per veicolare un contenuto. Sempre da lettrice, ma anche da blogger, trovo davvero fastidioso leggere post che palesemente non sono stati riletti da chi li ha pubblicati (e non sto parlando certo del refuso che scappa a tutti).
    Da blogger, vorrei poter essere più interessante, ma mi rendo conto che sono troppo riservata per aprire la porta un po’ di più su di me e sulla mia vita. Non sono mai riuscita a tenere un diario, neanche da bambina, perché mi sentivo stupida (traumi infantili, lasciamo perdere): eppure sento l’esigenza di curare il mio piccolo spazio in rete. Starò cadendo anche io nell’errore della terapia?
    Spero di riuscire comunque a fare tesoro di questi suggerimenti, ci proverò!

  7. Ciao!
    colgo l’occasione di aver letto questo post per farti i complimenti per il tuo libro… e riportarti quelli della giornalaia (di origine toscana) che si è complimentata per il mio acquisto!

    Tanta fortuna! Continua così!!

    Vale

  8. Post interessante, intelligente, utile. Oh cappero ho già sbagliato, troppi aggettivi! Però è assolutamente quello che va detto. Finalmente qualcosa di utile e non a scopi polemici!
    Giulia, sei sempre fantastica! 🙂

  9. Ciao! Mi e’ piaciuto molto questo articolo, ed e’ molto stimolante pensare che tutte queste indicazioni possano concretizzarsi in modo naturale in cui scrive con estrema semplicita’ e freschezza. Io devo dire che ho mooooolta strada da fare! Grazie e in bocca al lupo!

  10. bellissimo articolo, Giulia!!! Ho letto le regolette, le ho approfondite, condivise e… dimenticate!!! 😀
    ‘aspita.. pure io uso i due aggettivi con la e di congiunzione, ma non mi ero mai data una spiegazione colta della cosa. 😉
    Baci!

  11. Grazie mille per la “soffiata” e per questo post favoloso, che sintetizza in modo utile e comprensibile ciò che c’è da sapere per migliorare. Diventerà il mio promemoria 🙂

  12. Leggendo il dodecalogo di Leite mi sono sentita una perfetta c..na (troppo *forte* come espressione?): non ho mai pensato a cosa o come scriverlo, non ho mai pensato a rispettare una linea coerente o a seppellire personaggi che in precedenza avevo introdotto… chiamalo solipsismo, ma ho sempre scritto per me stessa, senza pensare troppo al mio pubblico e talvolta ne pago le conseguenze. A me piacciono i blog con delle belle foto, anche se poi la ricetta è quella della pasta al pomodoro, mi piacciono i blog che parlano di tradizioni familiari o di infanzie radiose, anche se mi fanno sentire inadeguata, perché non ho niente di simile di cui parlare, però in generale puoi trovare delle idee carine e applicabili, da un punto di vista culinario, anche nei post con la foto caricata dal cellulare e privi di introduzione.
    Per questo sono contenta che tu abbia pubblicato questo vademecum così misurato, accompagnandolo con le tue considerazioni sempre garbate: quando ho letto il titolo ho pensato fosse l’ennesima invettiva e non sapevo proprio come collegare un simile atteggiamento a te, invece ti confermi signora come sempre

  13. Wow….mi hai tenuta incollata allo schermo fino all’ultima parola…
    Utilissima questa traduzione e riassunto del video, grazie!

    Su come spiegare e tradurre “foodblogger”…in effetti ancora mia mamma mi domanda alle volte “ma cos’è questo blog, non ho mica capito sai?!”. A me piace pensarmi come una comare in un cortile che parla di cibo e cose che ruotano attorno al cibo…certo gli inglesi hanno il dono della sintesi che a noi manca ;-)))

  14. Faccio parte della schiera di lettori “zitti zitti”, e confesso che più passa il tempo e più mi interessa la persona che c’è dietro al blog.
    Ho smesso di seguirne alcuni, bellissimi, “famosissimi”…perché l’autore cominciava a darmi sui nervi, o ad annoiarmi, o a sentirsi “WonderBlogger” e semplicemente mi è scaduto.
    Quando leggi (se leggi, con attenzione, e non vai subito alla ricetta…) impari a conoscere chi scrive, perché nelle parole scritte in un blog (che a tratti assomiglia molto al Caro Diario di una volta) c’è un lavoro (ci pensi, scrivi, poi cancelli, poi riscrivi, poi ci ripensi, poi giri la frase) che alla fine ti dipinge un quadro abbastanza preciso dell’autore.
    Immagino che i più guardino la ricetta e basta. Un po’ tutti facciamo solo quello le prime volte che ci affacciamo su un nuovo blog…ma poi, come fai a non affezionarti a chi scrive?
    Ti dirò di più…mi sto disamorando di quelli che pubblicano troppo spesso. Magari tutti i giorni. Beati loro che hanno tempo di farlo, ma mi sa tanto da svendita al supermercato di un prodotto non di pregio ma impacchettato ad arte. In tutto ci vuole la giusta misura, e la qualità richiede tempo e cura. Come in natura.

  15. Davvero interessante questo post…Ora non ho abbastanza tempo, ma mi riprometto anche di guardarmi il video anche perchè pur avendo un blog mi ritengo abbastanza scarsa come fooddblogger e quello è un lato su cui dovrei lavorare….Sono sempre stata concisa e sintetica e invece, per fortuna non faccio a cazzotti con la grammatica, ma non mi avrebbe fatto male avere un linguaggio un po’ più condito, più didascalico e immaginifico…L’esempio che hai fatto su Orangette io lo ritrovo nel blog Fragole a merenda di Sabrine d’Aubergine e in efeftti è uno dei pochi blog su cui ho davveor il piacere di leggere tutto il posto…Scrive davvero benissimo e rispetta tute e regole sopra descritte…Quanto all’uso degli aggettivi sono esattamente come te! E’ un cosa innata e perdipiù se non metto due aggettivi uniti da una congiunzione sento che la frase finisce troppo presto, mi dà l’idea che manchi qualcosa! Grazie per la dritta sul copyright degli articoli…Vado a iscrivermi..Una cosa però non mi è chiara…Tu poi le mail che ti arrivano le archivi a riprova che il tuo articolo è coperto da copyright o non ce n’è necessità?
    Grazie per l’interessante post…Un bacio!

  16. I bog sono piccoli scorci della nostra vita, a volte penso che sia strano parlare di sé prima o dopo una ricetta, poi mi rendo conto che è inevitabile:il cibo è famiglia, amore e passione; sono aspetti che prepotentemente emergono in tutti i blog ed è un bene, mettono in luce come non sia (per lo più) frutto di un progetto editoriale, ma sia davvero il nostro sentire più profondo.

    Le indicazioni che hai estrapolato dal video sono condivisibili tutte, più che altro schematizzano e semplificano i pensieri che ogni foodblogger dovrebbe elaborare prima di iniziare a scrivere. Personalmente ritengo che tu sia la massima espressione di come gestire un blog di altissimo livello senza cadere nelle diverse trappole che la rete riserva. (Non è piaggeria, è la verità, con grande stima).

    Interessantissimo post davvero, il video è TOP! 😉
    Buona Giornata
    Francesca

  17. Mi piace trovare in questo tuo spazio qualcosa che non mi aspetto, come nel caso del post di oggi. Fermarsi e fare il punto serve tanto, almeno secondo me. Farlo con serenità e sempre animati dalla voglia di migliorare e condividere ciò che si impara non è da tutti, quindi il tuo post merita una lode speciale solo per questo.
    Quei 12 punti sono da rileggere periodicamente, magari nei momenti in cui ci sentiamo un po’ sperduti e confusi (a me talvolta capita…), poi ogni blog ha la sua anima e il suo stile ed è bello leggendoli trovare queste diversità.

    grazie per la condivisione
    Claudia

  18. Ciao Giulia, hai dato delle ottime indicazioni a tutti coloro che si avventurano per la prima volta nel magico mondo dei food blog. Sono convinta che la coerenza dei contenuti trattati che te spieghi nel paragrafo: “Draw a line in the flour!” sia fondamentale. Non capisco quelle autrici che un giorno parlano di lasagne alla bolognese ed il giorno dopo del programma visto in tv dimenticando il pianeta cucina :(. Buona fortuna con il blog. ps. E’ carinissimo 🙂 Sara sparktrepuntozero.wordpress.com

  19. Ciao Giulia,
    grazie per questo post, è davvero interessante e molto utile, e trovarlo qui tradotto e spiegato così bene non ha prezzo. Sono consigli sensati e dai quali si può imparare molto per poi proseguire per la propria strada. Perchè alla fine è questo quello che conta, l’onestà con la quale ci si racconta e si vive lo spazio del blog, stando nei propri vestiti, senza scimmiottare e creando un proprio stile. C’è tutto un mondo di persone che passa, legge, apprezza e va via, senza lasciare traccia del suo passaggio. spesso perchè ciò che leggiamo ci colpisce e ci riempie e quando qualcosa è così bello è un vero peccato aggiungere qualcosa.

  20. Bene Giulia..ho letto questo post con molto interesse pensando e ripensando se in fondo serve un decalogo, se ci sono regole o se serve un corso per diventare foodblogger.
    Io penso che ognuno di noi ha il suo stile, una sua anima che riflette nei suoi post..ci sono periodi felici in cui ti va di scherzare ed allora ecco i post divertenti, poi ci sono invece dei brutti periodi che non riesci a scrivere due righe..Cominci un post 7 volte in modo diverso ed alla fine lasci perdere oppure passi direttamente alla ricetta.
    Anch’io come te scrivo per chi passa a leggere silenziosamente perchè magari proprio quelli sono coloro che riflettono di più sul testo.
    Nemmeno io sono una scrittrice, ma scrivo con il cuore e penso che chi mi segue lo fa perchè gli piace come sono.
    Direi che l’ unica regola da scrivere a lettere cubitali sarebbe quella del NON COPIARE che però non viene rispettata.
    Dopo tutto questo discorso mi salvo comunque i 12 punti, ogni tanto farà comunque bene rileggerli.
    A proposito io sono scritta da molto a myfreecopyright ma non ho mai ricevuto mail..mi sa che qualcosa non quadra..dovrò controllare bene..
    Un abbraccio
    Morena

  21. Ciao cara Giulia, condivido appieno tutto le risposte che ho letto riguardo al post che hai voluto condividere con noi.
    Credo di essere arrivata a un punto della mia vita in cui devo fare uscire fuori quello che ho dentro, mi piace cucinare,tantissimo, sentire il profumo dell’aglio che sfrigola nell’olio o utilizzare mille cose e sporcarle tutte per fare una semplice torta allo yogurt…………mi sento un po come un albero pieno zeppo di cose, belle e buone da voler condividere con il mondo intero , non ancora ben capito come fare ma sono sicura che ci riuscirò………… Aprendo un blog e chi losa……………. Sei sempre fonte di ispirazione grazie……………

  22. Un post veramente intelligente e da digerire.
    Come blogger a tempo perso, ma insieme da tempo sufficiente per farsi tante domande su cosa scrivere e perché, trovo che hai segnato dei punti rilevanti.
    Raccontare una storia non troppo personale ed insieme “insegnare” qualcosa al lettore non è uno dei compiti più facili. Non basta solo scrivere la ricetta, bisogna invogliare a farla, ma come. Storia, storie, toni di scrittura, come presentarsi etc. E’ un universo che tu conosci bene.

  23. Interessante…mi sono subito iscritta al sito del copyright.. visto l’impegno che ci metto a scrivere il mio neonato blog.. ci manca solo che mi portino via le ricette e io non ci possa fare nulla.. grazie! ti ho appena scoperta e ne sono felice.. 🙂

  24. Ciao Giulia!
    Ho letto il tuo post ieri sera e me lo sono portato in giro per tutte queste ore… in mente, voglio dire.
    Le giornate (non credo solo le mie) sono intrise di regole: a casa, al lavoro, ovunque. Allora mi – e ti – domando: ma anche in un blog di cucina dobbiamo chiuderci in una gabbia?
    Per carità, mi viene l’orticaria! 😉

  25. Giulia che bello questo post…Regole che possono diventare d’oro se personalizzate…credo molto nel chi da le direttive perchè mette la propria esperienza a servizio degli altri con grande generosità. Però c’è un però.. credo molto anche nelle eccezioni che confermano la regola…e le eccezioni matematiche nel quotidiano di un blog credo consistino nella propria originalità, nel proprio modo di essere possibilmente più etico possibile, nel proprio essere se stessi sempre senza perdersi….
    Un bacio grande grande..Elena

  26. I tuoi post su come gestire un blog sono sempre interessantissimi Giulia.. complimenti! Ormai ti seguo da un pò, zitta zitta, ma il tuo stile mi piace sempre di più.
    Grazie per questi utili tips!
    un bacione!

  27. Ciao! Ma che post interessante! Io sono una principiantissima, ne farò tesoro, anzi, se hai altri suggerimenti li aspetto come la manna dal cielo ;-). Grazie e complimenti per il tuo blog, davvero super!

    1. Capitare in questo blog nel 2023 mette moltissima nostalgia dell’ era d’oro dei blog, di MySpace, di man e tanti altri ninnoli digitali di noi millenians. Mi chiedo se questo decalogo possa valere ancora oggi. Se abbia ancora senso aprire un blog di cucina nell’ era di tiktok dove ognuno ti insegna a fare qualcosa o ti giudica perché fai qualcosa. Parlare, leggere e ascoltare di cibo è praticamente quello che faccio ogni santo giorno da quanto ho iniziato a parlare, leggere e ascoltare, probabilmente nella mia vita lavorativa avrei dovuto seguire questo piuttosto che altre ispirazioni dalle quali sto cercando di evadere, tant’è che eccomi qui a trovare l’ennesimo pretesto per parlare del mondo del cibo o dell’ enogastronomia come dicono quelli bravi. Perché in Italia, che è considerata da tutti la culla ancestrale del cibo, si fa fatica a fare questo lavoro o addirittura ad aspirare a fare questo lavoro e magari perché no camparci seriamente? (Con seriamente intendo pagare un mutuo, mantenere una famiglia ecc) nel momento storico dove ognuno si reinventa, digitalmente e non, perché si ha tanta paura a dire “voglio scrivere di cibo e farlo diventare un lavoro”, se hai superato gli “enta”? Concludo con ringraziarti per i molti consigli disseminati in giro per il blog, come una sorta di easter eggs del food writing, e chissà, se supero l’ impasse della vergogna sociale ci potremmo vedere al corso di novembre

      1. Ciao Roberto, tante domande interessantissime. Io oggi ti suggerirei una newsletter, più di un blog. O meglio, entrambi: un blog in cui avere tutti i tuoi contatti e una specie di portfolio on line, e una newsletter per un rapporto più diretto con chi ti legge.
        Mi fa sempre piacere sapere che anche gli articoli più vecchi vengono letti!

  28. Mi sa che il cappuccino me lo faccio per davvero e mi segno passo passo le cose da rivedere, ripensare, reinventare nel mio blog! Grazie, bel post!

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