Il biancomangiare, dal Medioevo a oggi
È primavera, e mi sono fatta ispirare da un dolce candido e leggero.
Hai mai pensato al colore del cibo? Adesso possiamo spaziare dall’arancio brillante di una torta di zucca al verde profondo di cavolo nero, spinaci o bietole, il verdino primaverile di una zuppa di piselli e menta ghiacciata o il rosso rubino di un’insalata impreziosita da chicchi di melograno. I colori spesso ispirano ricette, abbinamenti, menù interi e persino storie.
Pensa per un secondo al bianco, al bianco pallido e lunare. Oggi è molto comune trovare eleganti torte decorate con pizzi bianchi di glassa, un cremoso e bianchissimo gelato al fiordilatte o riso basmati con i riflessi di perla, ma nel Medioevo era una rarità poter trovare un cibo bianco.
Il biancomangiare ha una lunga storia. Verso la fine del XIV secolo era un cibo estremamente raffinato che si trovava nella maggior parte dei banchetti di nobili e ricchi borghesi delle corti europee. Era fatto con carne bianca, di solito petto di pollo, amido e zucchero raffinato. Spiccava per il suo bianco tra tutti gli altri piatti, di solito colorati, bruniti come le carni arrosto, o di colori spenti e indefiniti. Spiccava anche per i suoi ingredienti così ricercati e costosi. Biancomangiare era un nome generico, il piatto poteva anche essere fatto con mandorle, riso, costosissimo zucchero raffinato, mollica di pane bianco e spezie come zenzero e cannella.
Il biancomangiare siciliano è forse il “cibo bianco” più rappresentativo che abbiamo oggi in Italia, probabilmente derivato proprio da questa caratteristica ricetta medioevale e influenzato, come spesso succede per le ricette siciliane, da un apporto arabo.
È un budino elegante aromatizzato con acqua di fiori d’arancio, che volendo può essere sostituita da acqua di rose o vaniglia, e fatto rassodare non con la gelatina ma con l’amido di mais. L’amido è tipicamente usato anche in altri dolci siciliani, come il freschissimo gelo di mellone, una gelatina di succo di cocomero.
Una volta che avete fatto il vostro biancomangiare potete scegliere se decorarlo tradizionalmente, con cannella, scorzette di arancia candita e pistacchi, o lasciar correre la vostra fantasia: marmellata di arance amare, un frutto della passione, una macedonia di frutta fresca o una salsa al cioccolato. Ricordate solo che il biancomangiare è già di per sé dolce ed elegante, cercate di rispettare al sua natura delicata con ingredienti che possano esaltarla, più che coprirla, sarebbe un peccato.
Biancomangiare
Ingredienti
- 1 l di latte di mandorla
- Scorza grattugiata di 1 limone non trattato
- 200 g di zucchero semolato
- 1 pizzico di cannella
- 120 g di amido di mais
Istruzioni
- Tieni da parte un bicchiere di latte di mandorla e versa il latte rimanente in una piccola casseruola. Aggiungi lo zucchero semolato, la scorza grattata del limone e un pizzico di cannella. Metti la casseruola su fuoco medio e inizia a scaldare il latte di mandorla.
- Sciogli l'amido di mais nel bicchiere messo da parte di latte di mandorla e versalo nella casseruola, passandolo attraverso un setaccio.
- Mescola con un cucchiaio di legno e appena inizia a sobbollire o a rassodarsi togli la casseruola dal fuoco.
- Versare la crema di mandorle in stampi porzione o in uno più grande. Lasciali raffreddare e quando sono freddi mettili in frigo fino a quando non sono ben sodi.
- Quando sono pronti sforma il biancomangiare su piattini a misura, decorali con un pizzico di cannella, scorzette di arancia candite e pistacchi tritati, se si vuole essere tradizionali, marmellata di arance amare se sei goloso o una frutto della passione fresco, appena aperto e scavato, e versato generosamente sul budino per un tocco di freschezza.
Il latte di mandorle
Potete anche fare voi il latte di mandorle, senza comprarlo. Serviranno 300 g di mandorle pelate e 1,5 litri di acqua per ottenere circa 1 litro di latte di mandorle.
Tenete le mandorle in ammollo nell’acqua per qualche ora, poi filtratele e raccogliete l’acqua. Mettete le mandorle in un frullatore e azionatelo al massimo, aggiungendo via via l’acqua nella quale le mandorle sono state in ammollo. Quando le mandorle saranno tritate finissime e l’acqua sarà diventata bianca come il latte, versate tutto in un colino foderato con un telo finissimo e fatelo sgocciolare per qualche ora. Alla fine strizzate il telo per recuperare anche le ultime gocce di latte di mandorla.
Con le mandorle rimaste potete fare questi biscotti!
how can i resist ? I have almonds Easter is on the road and it’s time when CANDIDATES were allowed to enter the Catholic Church after their baptism….. a White synphony, thanks Juls, I’ll tell you after
Ricordo di un biancomangiare che mia mamma mi preparava spesso a merenda, senza mandorle, solo latte e via…
Ti consiglio di provare anche il gelo di cannella… è buonissimo
Antonella
me lo segno, lo voglio proprio provare!
Che splendidi ricordi, grazie Giulia, mi hai fatto tornare in mente la mia nonna! Lo preparava sempre con l’acqua ai fiori d’arancio, tanto utilizzata anche nella mia Liguria. La bellezza di quel dolce così delicato stava tutta in quella prima cucchiaiata 🙂
Questo weekend proverò a rifarlo sperando di riuscire a riassaporare quel momento. Grazie 🙂
Alice – http://www.salviarosmarino.com
Mi hai fatto venire una gran voglia di farlo..poi mi piace abbinato così!:D
http://duecuoriinpadella.blogspot.it/
Per me questa è una novità assoluta perchè non ne avevo mai sentito parlare…sembra della sonsistenza più morbida della panna cotta ed immagino quanto siano speciali gli aromi di mandorla e fior d’arancio…che voglia di affondare il cucchiaino…
uno dei dolci con il nome piu’ poetico della storia. solo pronunciarne il nome mi fa venire voglia di partire per la Sicilia… 🙂
Candido come la neve, un dolce poetico direi!
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