Malfatti di cavolo nero e cicoria
Mi sono innamorata. Ho provato a trattenermi, a dirmi: ok, va bene, ma agli altri? Cosa può importare a loro? Ma sapevo che prima o poi questo amore avrebbe trovato la chiave giusta per accedere alle pagine del blog, come succede con tutte le cose importanti che mi capitano. Juls’ Kitchen è infatti un blog che è un po’ uno specchio, un po’ un diario, un po’ un castello in aria popolato da sogni, speranze e illusioni. E allora questo amore doveva arrivare fin qui, acquistare verità nell’essere messo nero su bianco, nell’essere trasformato in parole.
Sì, le parole. L’amore è iniziato proprio dalle sue parole. Pacate, ironiche, mai prevedibili o scontante. E poi gli slanci di libertà, di passione, il togliere il freno alle parole e lasciarle correre libere, senza punteggiatura, ripetendo il suo nome una, cento, mille volte, solo per l’emozione di sentirlo scritto, vederlo pronunciato. Chi è lui? O meglio, chi sono i due interlocutori di questo dialogo epistolare moderno? sono Leo ed Emmi, i protagonisti di “Le ho mai raccontato del vento del Nord” e del tanto atteso seguito “La settima onda“, di Daniel Glattauer.
Sì, mi sono innamorata di un libro, di una storia, di un amore. Mi sono innamorata delle parole. Mi è successo spesso: le parole hanno molta più presa su di me di occhi blu oltremare, fisico da nuotatore o sorriso da pubblicità (per non parlare dell’effetto che mi fanno le parole scritte o pronunciate in inglese, ma questa è un’altra storia…). Come dice Leo, infatti:
E adesso è di nuovo il suo turno, Emmi, mi scriva. Scrivere è come baciare, solo senza labbra. Scrivere è baciare con la mente.
Ecco, tutto questo lungo preambolo per giungere al punto del discorso di oggi: il potere ammaliante delle parole. Parole che hanno la capacità di far innamorare, di donare speranza e motivazione, di convincere. Io ho dovuto far appello a tutta la mia capacità seduttiva, ai 3 anni di Scienze della Comunicazione, con annessi i 2 anni di specializzazione in Teoria della Comunicazione e Tecniche dei Linguaggi Persuasivi, per convincere mamma a mangiare i malfatti di cavolo nero. Lei è una di quelle donne che quando si formano un’idea non ammettono deroghe. Il cavolo non mi piace. Punto.
Ma il cavolo non è soltanto quell’ortaggio un po’ puzzolente che se lessato troppo perde qualsiasi attrattività. I cavoli – di qualsiasi esemplare si parli, dal broccolo romanesco al cavolfiore – fanno bene alla salute, sono versatili, in stagione adesso e possono essere usati, crudi o cotti, in molteplici ricette, dando sempre un risultato ottimo e spesso al di là delle aspettative. Mamma, fidati, questi malfatti con un po’ di cavolo nero e cicoria non solo sono a km 0, sani e fatti con amore dalle manine di tua figlia (movimento lento delle ciglia e aureola in testa), ma sono anche buonissimi, forse più di quelli di spinaci, e poi senti come ci sta bene la salvia croccante sopra!
Non so se è stato il fiume di parole, il frutto di 5 anni di studi sulla persuasione, Quintiliano incluso, il sorriso e gli occhioni da cerbiatto che sbattevano innocenti o il profumo buono, ma alla fine mamma si è convinta ed ha assaggiato con circospezione un malfatto… e lì son cadute tutte le sue resistenze!
Malfatti di cavolo nero e cicoria
Ingredienti
- cavolo nero, 200 g lessato e strizzato
- cicoria, 100 g lessata e strizzata
- ricotta di mucca, 250 g
- yogurt greco, 50 g
- tuorli, 2
- Parmigiano Reggiano, 2 cucchiai
- noce moscata
- sale
- farina
Istruzioni
- Il cavolo nero e la cicoria devono essere lessati e ben strizzati, per rimuovere il più possibile l'acqua. Tagliali finemente al coltello.
- Unisci la ricotta e lo yogurt, il Parmigiano Reggiano grattato, i tuorli ed amalgama il tutto. Solo adesso aggiungi una macinata di noce moscata e regola di sale, assaggiando la sapidità dell'impasto.
- Infarinandoti le mani, forma delle palline ben coperte di farina grandi più o meno come una nocciola: sarà la farina a formare una pellicola in cottura e a non farli disfare nell'acqua.
- Cuocili in acqua bollente salata finché non torneranno su a galla: a questo punto son cotti, scolali e condiscili con del burro fuso e della salvia croccante ed una spolverata finale di Parmigiano grattato.
Prova assaggio. I malfatti di ricotta e spinaci, chiamati anche gnudi a Firenze, sono tipici della cucina toscana. Sono delicati e leggeri, molto primaverili. Questa versione li riporta con decisione nell’inverno, donandogli inoltre un tratto ancora più marcatamente toscano proprio per l’uso del cavolo nero, una delle verdure più apprezzate nella mia regione, l’ingrediente principe della minestra di pane. Sono ideali per mascherare il cavolo e farlo mangiare anche ai più diffidenti, perché mantengono un gusto delicato e rassicurante. L’abbinamento con la salvia resa croccante nel burro fuso è vincente, dona un tocco croccante ad un piatto altrimenti molto morbido e rotondo.
Quindi, riassumendo, oggi vi ho consigliato due libri meravigliosi (“Le ho mai raccontato del vento del Nord” e “La settima onda“), vi ho dato un’altra versione del perché il verde non è un brutto colore oltre all’idea di Carolina (vi suggerisco di leggere anche il suo post dedicato alle antipatie dei bambini per il verde e ad una sua buonissima soluzione) e vi ho anche mostrato una ricetta niente male per i malfatti al cavolo nero e cicoria… per essere un lunedì non è male, eh?
sei uno spettacolo!!!buon inizio settimana gigetta mia e a presto!
i have been searching far and wide all over Berlin for cavolo nero. still no luck! i was going to use it to make ribollita, but now i want to make this recipe too!
…è bellissimo innamorarsi delle parole…davvero bellissimo!
Questo piatto è paradisiaco, mi piace un sacco. Brava!
Lisa
brava Giulia, un bellissimo post ;-))
Belli, davvero belli. Proveremo sicuramente a fare dei malfatti, da rivedere un attimo la presenza del cavolo nero che in casa piace solo a me…ma la ricetta è uno spettacolo di equilibrio davvero complimenti
L’ho preso la scorsa settimana in biblioteca, ma non l’ho ancora cominciato… sono felice che ti piaccia, sento che piacerà moltissimo anche a me, così come mi piacquero, a suo tempo, questi gnocchetti, che feci anch’io, in una versione leggermente diversa… e anch’io dovetti far appello a tutto il mio potere di persuasione per convincere Topy ad assaggiarli!!!
ammetto che nel mio caso non avresti dovuto fare nessuna fatica a convincermi: già solo da crudi appaiono appetitosissimi
Anch’io sono una parola-dipendente e oggi farò un giro in libreria incuriosita dai tuoi suggerimenti. Questi malfatti mi piacciono molto, adoro questo tipo di preparazione 🙂
Buona settimana! Bacioni
Agnese
Buongiorno tesoro!
Sì, devo proprio farmi prendere quel libro dalla mamma… 😉
Hai fatto un post magnifico. In tutto: parole, immagini e ricette. Sei così brava…
Ti auguro una splendida settimana!
E pensare che di tutte le cose presenti in questo blog l’unica cosa che non desta perplessità è proprio il cavolo nero (di cui vado pazza… mi nutrirei di ribollita), o i cavoli in generale (cavolfiori, broccoli, verza… <3). Più perplessità me le desta la cicoria (un po' troppo amara per i miei gusti) e i libri romanticosi, ma questa è un'altra storia 🙂
Che bontà!
grazie pure dei consigli di lettura!
Direi che per essere lunedi’ non è male per niente!!
😉
Certo che tua madre e proprio fortunata ad avere una figlia come te.Anche io come vedi mi innamoro di più delle parole che di altre cose.Sopratutto le parole scritte.Rappresentano per me una memoria esterna.Sono sempre li,quando abbiamo bisogno di loro.La mente è come un enorme cassettira, vatti alla pesca in quale cassetto si trova quello che stiamo cercando.E poi scritte le parole si possono toccare, vedere sono tutta un altra cosa.Ah! Dimenticavo bellissima ricetta.Ciao.
Anch’io m’innamoro spesso delle parole e sono proprio alla ricerca di un nuovo libro da leggere (ho appena terminano “La voce degli angeli”, di R.J.Ellory, che è un libro spettacolare). Seguirò il tuo consiglio letterario e culinario…adoro il cavolo nero!
Ciao Giulia,
buon lunedì e buona settimana anche a te….prima o poi troverò il tempo di rispondere – come dico io – alla e-mail che mi hai mandato tempo fa, ma nel frattempo volevo dirti che ….. anche io ho fatto Scienze della Comunicazione. 😉
Emanuela
P.S. il tuo blog mi è sempre piaciuto molto, ma i post di questo 2011 hanno un non so che di diverso…sono ancora più belli!
P.S.S ma a primavera per i malfatti che si usa al posto del cavolo nero?
Immensa Juls. 🙂
Ciao Gilulia, grazie per i consigli letterari (che seguirò) e per il post molto bello. Ottimo inizio settimana così!
Buongiorno Giulia,
noto con piacere che anche tu sei rimasta fulminata da “Le ho mai raccontato del Vento del Nord”. Io l’ho letto a giugno e quando sono arrivata all’ultima pagina, sono stata una settimana a navigare su internet nella speranza di avere informazioni più dettagliate sull’autore e scoprire se avesse già cominciato a lavorare al seguito. Nulla, niente, nisba…non si sa che fine faranno Leo e Emmi, certo è che forse il finale dell’autore è quello più giusto. Tu che ne pensi?
Gnam i malfatti…adoro il cavolo nero…l’ho sempre detto io che è un nobile decaduto. Buona giornata e grazie infinite per ieri, sei un tesoro. Pat
Cara Giulia,
mi sono commossa a leggere questo post…e lo so sono una sensibile romantica. Io al contrario della tua mamma adoro il cavolo nero che ho scoperto solo ultimamente e ti rubo questa ricettina. Buona settimana
Anch’io amo il potere delle parole e mi piace usarle per dare forma ai miei pensieri…sono molto attratta da questo libro!
Personalmente sono del partito del “io amo il cavolo nero”, figurati che ho già preparata per stasera una bella zuppa col cavolo!
bellissimi questi malfatti, cavolo&cicoria, che volere di più?Hem, trasferirmi in Toscana!;)
Buona settimana
Sara
Very usual and interesting recipe. Have never seen or heard it before. May not get those ingredients though.
Finalmente qulche parola in più su questi libri che sono curiosissima di leggere, anzi grazie per la mail 😀
E i malfatti? Beh semplicemente meravigliosi!
Perfette le foto e deliziosa ricetta, buona settimana
…il potere ammaliante delle parole…scherzi, ma le parole hanno un fortissimo potere nella vita di ognuno, in un modo o nell’altro 🙂
Credo che questi malfatti siano buonissimi, hanno un aspetto così sano e delizioso che verrebbe voglia di assaggiarli subito! 😀
le foto sono una vera tentazione… gli gnocchetti hanno un aspetto magico
Giulia tii è capitato mai di entrare in queste mega-librerie e di uscirne confusa x la quantità di libri ma un pò impersonali..avrò visto il film “c’è post@ x te”una decina di volte e piango un casino quando lei chiude la sua libreria dove consiglia ad ognuno il libro giusto..oggi tu sei un pò lei e vedo che in molte ti ringraziamo..tra i doveri della settimana ci hai regalato 2mission piacevoli, libri e malfatti…+persuasiva di così..baci!
Ciao Giulia, è un pò che ti leggo, avrei voluto lasciarti un commento o scriverti già da tempo, ma poi il tempo per scrivere una cosa sensata o meditata è sempre poco.
Percui, a sto giro, ho deciso di scriverti veloce ma almeno da lasciarti un saluto.
Ti capisco in pieno quando parli di innamorarsi delle parole, eccome se ti capisco.
a me è capitato con tantissimi scrittori, con Baricco (l’ultimo che mi viene in mente ) e tanti altri. di notte ti scegli e senti il rumore di quelle parole che vengono a bussarti alla coscienza.
Passando ad altro, questi gnocchetti sembrano veramente deliziosi, mi ricordano tanto i piatti caldi che mangiavo in montagna da piccola, conditi con sughi ipercalorici ai formaggi…come dimenticarli. Aspetto ora la prima giornata di pioggia per prepararli, li vedo più abbinati a scaldare il cuore delle persone nelle giornate di pioggia…
ti abbraccio forte,
a presto, Veronica
complimenti complimenti per tutto quello che fai.
io che parlo un sacco e ho semp reun sacco di parole che mi frullano in testa…beh, leggendo quello che hai scritto oggi beh… sono rimasta senza parole! davvero, bellissimo. un bacio!
già mi immagino la scena: tua mamma inondata da un fiume di parole senza sosta mentre tu la insegui con un piatto di malfatti. L’hai presa per sfinimento eh? 😛
si sarà rifatta di sicuro con questo piattino!
le mie capacità ci convincimento sono prossime allo zero…
metto a tavola se piace lo rifarò altrimeni rientra tra quei piatti da non presentare mai più!
adoro i cavoli in ogni versione, eccezione fatta per quelli di bruxell.
la cicoria è tra le mie preferite (l’ho preparata dabato, ma 10 minuti di distrazione ne hanno condizionato drammaticamente il risultato!!)
un baciuzzo
Vero
mi hai fatto innamorare, non vedo l’ora di poter leggere “le parole” ed il cavolo,mi piace anche anche crudo!
Anche per me il cavolo è off-limits, quindi posso capire bene lo sforzo di persuasione che hai dovuto fare per convincere tua mamma! Grazie per il consiglio letterario, mi hai incuriosito!
@ Dani: buona settimana a te gigetta!
@ Mel: I’ll be sure to find some leaf cabbage for your visit!
@ Lisa: grazie Lisa
@ Carola: ti ringrazio!
@ Manineinpasta: grazie! prova anche con una percentuale di cavolo, si sente davvero poco, così stemperato nella ricotta! mia mamma è molto ‘stucca’, quindi se li ha mangiati lei…
@ Onde: vedi che sincronia? son convinta che ti piacerà tanto, per noi ragazze di altri tempi è una storia d’amore che sa di pagine scritte e di parole affidate al vento (in questo caso al cavo). Poi fammi sapere se ti è piaciuto!
@ Lise: verissimo! anche crudi son buoni!
@ Your Noise: Buona settimana a te Agnese! un giro in libreria fa sempre bene!
@ Carolina: dillo alla mamma!! così per quando vieni ci sono i due libri ad aspettarti!
@ Giulia: oimmena, io invece sono una romanticona da libri rimentici! certo, non Rosamunde Pilcher o come si chiama lei, ma ammetto che ho letto anche Liala, in un momento di perdizione! Non difenderò quindi i libri romantici, ma la cicoria sì!! qui non è affatto amara, mi mischia bene!
@ Nathalie: grazie!
@ Gaia: in effetti, per essere lunedì’ son partita col piede giusto!
@ Annamaria: verissimo! scritte le parole si possono toccare, e hanno un fascino del tutto diverso, d’altri tempi! A me capita di rileggermi a volte e-mail e lettere di anni passati, e risentire come allora le stesse identiche emozioni! che potere che hanno le parole!
@ Lamelannurca: la voce degli angeli, me lo segno! grazie per il suggerimento!
@ Emanuela: oh! un’altra scienziata della comunicazione! ma dimmi, dimmi! ti è servita a te come laurea? io a dir la verità sono un po’ delusa.. certo, adesso tante cose mi tornano in mente, alla fin fine qui sul blog qualcosa applico.. ma mica tanto sai! A primavera al posto del cavolo nero spinaci o bietole, anche congelati se non ci sono freschi! mi verrebbe anche da pensare ad una versione ulteriore con la verza, ora che mi rifletto un po’!
@ Babuska: grazie. punto. i tuoi complimenti sono davvero importanti!
@ Fabrizio: grazie! bello far iniziare la settimana bene anche agli altri!
@ Patty: ho letto la tua definizione di nobile decaduto da Sigrid, e l’ho trovata GENIALE! coglie perfettamente il carattere del cavolo nero, della sua essenza toscana, aulica ma rustica! non lo saprei definire meglio! Emmi e Leo son nati per essere insieme, ci fanno un po’ penare, ma i loro scambi sono poesia!
@ Verdecardamomo: oh menomale! non son la sola!! grazie per condividere con me il mood da lacrimuccia agli occhi! 😉
@ Sara: beh, sul trasfeririti in Toscana non posso esserti di aiuto, ma sai benissimo che sono sempre disponibile per far da cicerone qui in Toscana tra colline, cipressi e soprattutto trattorie e posticini ganzi! buona settimana a te!
@ Sanjeeta: try them with spinaches for a milder results, or maybe kale!
@ Elga: grazie Elga!! penso di averti fatto ua testa immensa sui libri, lo ammetto! ma son belli, belli, belli, belli! l’ho detto che son belli e che mi son piaciuti? belli!
@ Stefania: grazie per tutto!
@ Ago: è bello poter coniugare nella stessa ricetta il sano & il delizioso, no? ancora una voltas, parole, parole, parole! grazie
@ Fabiana: felice di risultare tentatrice!
@ Elena: beh, dopo quella gran culo di Cenerentola mi tiri fuori la Meg Ryan di C’è post@ per te… siamo cresciute con gli stessi film, eh? prima mi paragoni a Julia Roberts, poi a Meg Ryan, va a finire che mi monto la testa!! scherzi a parte, grazie per i tuoi commenti sempre così veri e sinceri!
@ Veronique: come ti capisco!! il tempo è tiranno in questi giorni! grazie per aver trovato il tempo di lasciare un segno.. e che bello poter conoscere piano piano chi passa di qui! ti leggo appassionata di parole, e la cosa non può che farmi piacere! Sai che non ho mai letto niente di Baricco? ti succede mai? quando senti tanto parlare bene di un autore poi ti senti un po’ restia ad affrontarlo, forse per paura di rimanerne delusa, o chissà perchè! quanto agli gnochetti.. che idea usare una bella fonduta di formaggi!! grazie
@ Ilaria: uh! come io oggi quando ho visto la tua foto del brunch, allora!! 😉
@ Alice: confesso, sì! l’ho presa per sfinimento chiudendola in un angolo della cucina, ehehehehe!
@ Vero: il tuo brasato al barbera non credo che richiedesse grosse capacità di convincimento! si mangia con gli occhi da quanto è buono da vedere! bacini
@ Patrizia: sìì!! questo cavolo qui – le foglie più tenere – me le son mangiate crude tagliate fine fine ad insalata! uno spettacolo!
@ Lo81: dai, se non ti ho convinta con il cavolo, almeno mi è andata bene con il libro! eheh!
Non è affatto maleeee…. due libri (appena passo da una libreria saranno miei), un piatto meraviglioso da scopiazzare allegramente, ma sopratutto la diffidenza di mamma per il cavoli in genere che viene frantumata, non da un martello ma da una carica di gusto e sapore.
Che si vuole in più dalla vita?
Bacio e buona giornata
sei sempre la migliore mia carissima G!
ogni giorno di più.
un abbraccio
b
oh cavolo! quanto son belle le fotine di juls!! bello! mi piace l’idea dei malfatti col cavolo…. che poi… malfatti… va beh!
@ Letiziando: davvero prendi i due libri? oh poi fammi sapere se ti son piaciuti!! nuona giornata
@ Babs: twin, come sempre, sei un tesoro!
@ Kia: oh cavolo! il cavolo è finito nei malfatti! 😛
aureola in testa!?! Ma tu sei un diavoletto tentatore altro che!!! :))
Buonissimo buonisssimo e buonissssimo questo piatto, in più le foto parlano da sole.
Già solo il titolo del libro mi ha conquistata! Il riferimento al vento del nord è più evocativo che mai e visto che esco ora dalla lettura di un ottimo libro (Brooklyn di Toibin) me ne serve uno altrettanto bello che regga il confronto!
Li faccio domenica, è deciso!
Avevo già deciso di preparare una torta di riso e cioccolato e aggiungo anche gli gnudi, mi sveglierò presto…ufff….
Poi, appena finito il libro che sto leggendo adesso, mi butto su uno di quelli che suggerisci tu..
A giovedì in piscina:-)
@ Elisa Kitty: sì, la coda era nascosta ben bene dietro!
@ Elisa: adesso vado ad indagare su questo libro, mi sono arrivati tanti bei suggerimenti in questo post!
@ Lucilla: a stasera!!
Bellissima ricetta complimenti!,
Ma secondo te usando solo cavolo nero come sarebbe?
E’ così bello da vedere che ne ho comprato un quintale al mercato,
non ho saputo resistere…
Grazie!
Ciao! puoi usare tutto cavolo nero senza nessun problema o variazione! è bellissimo da vedere, buono da mangiare e in stagione, che chiedere di più?!