Meringhe con gelato. Quando sei in panne, ricomincia dalle basi
Credo che sia uno dei primi sintomi del fatto che sto invecchiando. Ormai non ho più la resistenza di prima. Non intendo la resistenza ‘sociale’, in quello sono sempre stata una schiappa, mai stata in grado di fare tardi, di ballare fino all’alba sui tacchi, di uscire ogni sera della settimana. Anzi, se possibile, in questo miglioro con l’età.
Quello che non ho più è la resistenza alle lunghe ore di lavoro. Ho bisogno di avere qualche weekend libero, di staccare dopo cena, di fare qualcosa che non sia lavoro, altrimenti mi prosciugo. Prima riuscivo a lavorare in ufficio le ore canoniche di un’impiegata di marketing e comunicazione, poi arrivavo a casa, indossavo il grembiule e cominciavo la mia seconda vita, che continuava fino dopo mezzanotte, scrivendo, cucinando, divertendomi.
Ora che indosso il grembiule per tutto il giorno, che scrivo di prodotti che mi entusiasmano, di ricette a cui mi affeziono man mano che ne parlo, che fotografo con più cognizione di causa, ad un certo punto devo staccare.
Il lavoro creativo ha bisogno dei suoi tempi. Va bene essere sotto pressione, ma ogni tanto bisogna lasciare andare la tensione. Quando quello che fai per passione si trasforma in una catena di montaggio, è arrivato il momento di fare un passo indietro. Fatto questo passo, posso scegliere due attività che mi ricaricano le batterie, e spesso mi dedico ad entrambe, così per essere sicura di tornare a lavorare carica e sorridente.
Per prima cosa ho bisogno di attività fisica, da fare senza pensieri. Posso uscire a camminare con Noa, passi veloci, musica alta, e i campi che scorrono a fianco a me inondati dal sole o mossi dal vento. Ormai devo aspettare la sera tardi, perché uscire a metà pomeriggio, specialmente con quest’ondata di calore, è un vero e proprio attentato suicida. L’altra opzione se ho bisogno di distrarmi è mettermi a riordinare casa. So che così suona un po’ casalinga disperata, ma funziona.
Se riesco a mettere a posto piatti e bicchieri sporchi, panni stirati, libri e buste, già mi pare di riuscire a pensare meglio. Il passo successivo, di quando sono proprio al limite, è mettere in ordine tutto quello che uso per fotografare, i props. Piattini, bicchieri, forchette e coltelli, stoffe e sfondi. Quando raggiungo questo livello vuol dire che ho davvero bisogno di ripartire dalle basi. Ieri ho riordinato tutto, e il primo effetto si nota nelle foto, che hanno una nuova consapevolezza, una nuova armonia.
La seconda attività, pensate che strano, è rimettermi a cucinare. In questo sono proprio incorreggibile, quando raggiungo il limite di saturazione nel cucinare, scrivere di cibo, o fotografare cibo, la mia soluzione preferita è tornare di nuovo a cucinare. Non un piatto qualsiasi, ma una ricetta base, di quelle che devono essere nel menu di ogni bravo cuoco di casa. Ho una mia lista mentale che sto spuntando via via, una lista di ricette e preparazioni che voglio saper fare alla perfezione, quasi ad occhi chiusi. Un giorno lontano, tra una ventina di anni, quelle saranno le mie ricette, provate, testate, amate, che passerò a qualcuno con orgoglio, o cucinerò a cena agli amici sicura del risultato.
Sono ancora all’inizio, ma ormai l’arista, il peposo, il latte alla portoghese o la pasta fresca fanno parte del mio bagaglio, dopo averli provati numerose volte, sbagliati – anche clamorosamente – adesso sono miei, proprio fino in fondo, e ne vado fiera.
Anche le meringhe sono ormai una preparazione che so gestire alla perfezione – ogni tanto fatemi vantare – e tutto grazie alla ricetta perfetta che ho imparato qualche anno fa al corso di pasticceria. Le ho fatte piccole, grandi, allungate, a nido, ma ormai vengono sempre da manuale. Nonna è veramente golosa di meringhe, quindi non perdo mai l’occasione di prepararne in grande quantità, così da potergliene regalare ogni volta un sacchettino. Per lei niente è mai troppo dolce, e da quando riesco a farle asciugare proprio come piacciono a lei, lasciando solo una piccola lacrima morbida all’interno, non ne può più a farne a meno.
Quindi al momento di scegliere la terza ricetta per Sammontana sono andata a colpo sicuro: le meringhe. Piccole, accoppiate a due a due con un cucchiaino di gelato allo yogurt che ne smorzi la dolcezza, una delle due glassata con cioccolato fondente, per creare un goloso contrasto di colore.
Vanno via come le ciliegie…
Meringhe con gelato
Ingredienti
- Barattolino Sammontana allo Yogurt
- 125 g di albumi
- 250 g di zucchero semolato
- 75 g di zucchero a velo
- 100 g di cioccolato fondente
Istruzioni
- Preriscalda il forno a 130°C.
- Monta gli albumi con lo zucchero semolato per una decina di minuti, finché non sono lucidi, sodi e compatti.
- Setaccia lo zucchero a velo e incorporalo lentamente agli albumi montati con una spatola.
- Fodera due teglie con la carta da forno, poi con una sac-a-poche forma piccole meringhette grandi più o meno come una noce.
- Cuocile per circa 45 minuti finché non sono asciutte, poi falle raffreddare nel forno socchiuso.
- Sciogli il cioccolato fondente a bagnomaria e intingi velocemente metà delle meringhette. Lasciale su una gratella fino a che il cioccolato non sarà perfettamente freddo e duro, poi riponile assieme alle altre in una scatola di latta, in modo che non prendano aria e non diventino umide.
- Tira fuori dal freezer il Barattolino Sammontana allo Yogurt.
- Al momento di servirle accoppiale a due a due, una con e una senza cioccolato, con un cucchiaino di gelato allo yogurt e servile subito.
Απίθανο κέρασμα με σίγουρα αποτελέσματα!
Ταιριάζει απόλυτα με σάλτσα φράουλας ή απλά σκέτες φράουλες.
Sante parole, staccare e ricominciare è importante per te soprattutto che hai fatto il passo di “indossare il grembiule per lavoro” 🙂 Sei sempre un mio grande esempio Juls. Resto incantata dalle foto e vorrei proprio godermi la croccantezza di queste meringhe sotto i denti.
… Sto a lavoro e muoio di fame! :))
buon weekend!
Sai Giulia questo e’ il periodo dell’ anno in cui tendo a scaricare le pile…settembre, gennaio, la primavera sono tutti periodo dell’anno da cui attingo spunti per ripartire…poi arrivo a giugno e mi sento persa e scarica, agonizzante verso ferie che vedo un po’ lontane…ed allora cerco di ricaricarmi cucinando come fai tu…ma cose semplici, poco elaborate, collaudate! Anche io sono alla ricerca della meringa perfetta e con una tua vecchia ricetta pubblicata sulla rivista Dolci in cui erano piccole e rosa mi vennero buonissime… per questo provero’ anche queste alla prima occasione. Baci grandi Giulia!!
Non sono una grande fan delle meringhe ma non sai quello che non darei per assaggiare le tue, con la loro “piccola lacrima morbida all’interno”!
Si vede che sono perfette. Per me la meringa è una di quelle cose da cui si capisce se il pasticciere è veramente un pasticciere. la maggior parte delle volte sono troppo secche, si sente ancora il granello dello zucchero (e quando accade mi infurio come un bestia), oppure sanno di albume il che significa che sono stati usati albumi vecchi. Ancora peggio, sono flosce o gommose….insomma fare una meringa alla perfezione è pura arte e le tue, anche dalla foto, dicono queste.
Un bacione cara Juls.
PS – se parli di vecchiaia tu, io mi annichilisco!
Okay… vorrei poter entrare nella foto e rubare una meringa… ma non solo!
Ti ruberei infatti anche molto volentieri quelle tazzine!!!!!!!!!!!!
Sai che, dopo averle viste in una trattoria di Firenze (All’Antico Ristoro di Cambi per la precisione), ho girato come una matta tutta Firenze per trovarle, perchè, a detta della cameriera, si trovavano in qualsiasi negozio di casalinghi…e invece niente!
Me ne sono tornata a casa a mani vuote!
Però in Toscana ci tornerò tra non molto tempo, quindi se vuoi dirmi dove posso trovarle, beh…mi faresti cosa moooolto gradita! 😉
Quello staccare e ripartire io lo chiamo “riempire il pozzo”: se si prosciuga è la fine, per chi crea.
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