Italian Table Talk: il ceppo di Natale e lo sformato di cardi dei giorni di festa
Che t’ha portato il ceppo? mi chiedeva nonno Remigio la mattina di Natale.
Qui, nelle colline tra Siena e Firenze, non abbiamo mai avuto la visita di Santa Lucia o San Nicola, nemmeno Gesù Bambino portava i regali, lui lo mettevo io al risveglio ogni mattina di Natale nella mangiatoia del Presepe, nella capanna fatta con pezzi di corteccia di acacia da nonno Biagio quando babbo era piccolino. Prima che qualsiasi pubblicità della Coca Cola con un omone panciuto e vestito di rosso influenzasse i miei sogni di bambina, c’era il ceppo.
È una tradizione antichissima che affonda la sua origine nei riti pre Cristiani, forse legata addirittura ai riti del Solstizio d’inverno: il ceppo, un enorme tronco di legno, veniva messo la sera della vigilia nel camino per bruciare piano piano per la famiglia riunita per la veglia di Natale fino al giorno successivo, o addirittura fino a Capodanno o alla Befana. In alcune famiglie questo tronco veniva anche benedetto, unto e decorato ed accesso ritualmente dal capo famiglia.
Erano sicuramente altri tempi, tronchi grandissimi e camini all’interno dei quali era addirittura possibile sedersi ai lati, che occupavano gran parte di una stanza enorme delle case di campagna di una volta. Il ceppo rappresentava simbolicamente l’unione tra due mondi, quello della terra, dell’inverno, della morte e del buio dove affondava le sue radici e quello della luce, dell’aria e della vita dove allungava invece i suoi rami verso l’alto. Segnava il passaggio alla giorni della luce e richiamava attorno al suo cuore luminoso e caldo anche la famiglia, divenendone poi il simbolo insieme al camino.
Il ceppo portava anche i regali ai bambini – piccole cose, frutta dolce e qualche giocattolo. Con il passare del tempo il ceppo si trasforma, diventa stilizzato, viene impersonato da un omone enorme con una capigliatura folta e arruffata. Nelle varie zone della Toscana il rito si evolve in maniera diversa, ma è possibile vedere nella tradizione del ceppo l’origine dell’albero di Natale decorato e di Babbo Natale, chiamato appunto Ceppo in Toscana. Pian piano questa tradizione si è persa e il ceppo si è spento, lasciando via libera al Babbo Natale vestito di rosso, che proprio dal camino arriva la notte della vigilia, lasciando tracce di cenere intorno ai regali.
Il fuoco del camino che richiama attorno al cuore della casa la famiglia, il Natale cristiano del Gesù Bambino nel Presepe e della candela accesa la notte ad illuminare la strada, Natale come festa pre cristiana della luce che ritorna: per me tutte queste tradizioni si fondono insieme, e rappresentano quello che è il mio Natale, l’occasione per riunirsi tutti insieme in famiglia. È vero, la nostra famiglia si ritrova spesso e con piacere anche senza una scusa ufficiale, ma ritrovarsi il giorno di Natale ha un significato speciale, e l’emozione del risveglio è anche legata a questo.
Per un approfondimento sulle tradizioni legate al ceppo di Natale vi consiglio di leggere su Toscana Oggi Natale, la tradizione del Ceppo, dove ho trovato la spiegazione e l’origine dei racconti di mio Nonno Remigio.
In assenza di una tradizione Natalizia legata ad un piatto particolare sono andata al cuore della mia essenza del Natale, la famiglia. Ma esistono piatti e ricette tipiche in ogni famiglia e in ogni regione, e oggi con le altre amiche di Italian Table Talk non potevamo che parlare di Natale, ci siamo avvicinate alle feste a tavola con i cavallucci di Emiko, i cantucci di Jasmine e i bigoli in salsa di Valeria.
Dal punto di vista delle tradizioni culinarie, però, la mia famiglia ha sempre fatto un po’ a modo suo. Il mio bis bis nonno Tommaso era irremovibile e sulla sua tavola a Natale voleva sempre la minestra in brodo, il cappone in umido, i gobbi rifatti e i cavallucci. Accanto a queste ricette che appartengono anche ai ricordi della mia famiglia, qui in Toscana e nello specifico a Siena abbiamo anche il panforte, il panpepato e i ricciarelli – morbidi dolcetti alle mandorle da poco entrati nella nostra consuetudine natalizia, ma visto quanto è semplice farli ormai non c’è Natale senza ricciarelli. L’odore di mandorle e arancio insieme, anche in agosto, mi fa cantare Tu scendi dalle stelle…
Chiedendo a nonna cosa ritenesse il piatto di Natale tipico della nostra famiglia, accanto alla pasta al forno, al cappone e ai cavallucci ha detto entusiasta: lo sformato di cardi, buono, facciamolo! In casa abbiamo infatti una predilezione per gli sformati a Natale, un contorno che fa festa, che non scompare anche accanto a secondi più importanti e che soprattutto si può preparare in anticipo lasciando alla brava massaia moderna solo il compito di scaldarlo un po’ in forno prima di portarlo in tavola. Nell’ottica del risparmio e del riciclo, è buonissimo anche riscaldato la sera insieme agli avanzi, e costituisce la cena perfetta da consumarsi sul divano guardando un film di Natale tutti insieme.
Sformato di cardi
Ingredienti
- 1 mazzo di cardi, ca. 900 g una volta puliti
- 1 limone
- 2 uova codice 0
- 50 g di formaggio grattato, pecorino toscano stagionato, parmigiano stagionato o un misto dei due + qualche cucchiaio da cospargere in superficie
- Pan grattato da cospargere nella teglia e in superficie
- Burro per ungere la teglia e per dorare la superficie dello sformato
- Sale
Per la besciamella
- 25 g di burro
- 30 g di farina
- 250 ml di latte intero freddo
- Sale
- Noce moscata
Istruzioni
- Pulisci i cardi in acqua e limone per evitare che diventino neri, togli ogni parte scura e le foglie e cerca di rimuovere i filamenti, tagliali a pezzi e cuocili in acqua bollente salata con il succo di un limone per circa 20 minuti, fino a che non sono teneri ma non disfatti.
- Scola i cardi e passali in padella con una noce di burro e un po' d'olio extravergine di oliva per insaporirli. Frullali con il frullatore ad immersione o passali attraverso un passa verdure: scegli quanto omogenei e vellutati li vuoi, a me piacciono ancora un po' grezzi, per riconoscerne la consistenza nello sformato.
- Prepara la besciamella facendo sciogliere il burro a fuoco dolce. Aggiungi la farina e mescolala continuamente con una forchetta o una frusta finché non di colore ambrato e con un buon profumo tostato. Versa il latte a filo, continuando a mescolare per evitare che si formino grumi. Mescola fino a che la besciamella non si assoda, basteranno pochi minuti, poi regola di sale e aggiungi la noce moscata grattata.
- Preriscalda il forno a 180°C.
- In una ciotola unisci i cardi frullati, la besciamella, le uova sbattute e il formaggio ed amalgama tutti gli ingredienti. Regola di sale nel caso in cui ce ne fosse bisogno.
- Ungi con il burro e spolvera con il pan grattato una teglia di ceramica da forno di circa 15 cm per 30 cm. Versa lo sformato e cospargine la superficie con il pangrattato e un po' di formaggio e finisci con qualche fiocchetto di burro.
- Cuoci lo sformato in forno caldo per circa 50 minuti, finché non è sodo e dorato in superficie.
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Il ceppo di Natale è infatti una tradizione fortemente toscana e contadina, ma si ritrova in riti simili che appartengono all’Italia tutta e all’Europa, e lascia una traccia di sé nel tronchetto di Natale, o buche de Noel, delle tavole della festa francesi. C’è qualcosa di simile nella vostra regione? o qual è la tradizione legata al vostro Natale.
cara Juls, non sai che piacere leggere del Natale. Per me Natale è… Natale. Non so come altro descriverlo. è un periodo unico, magico. Semplicemente un periodo in famiglia. E che tutti ci vedano una nota commerciale, lo capisco, ma non lo condivido. Per me il Natale è magico anche per i regali, è vero: ma basta una caramella messa sotto l’albero per fare festa. E che si portata dal Ceppo, da Gesù Bambino o da Babbo Natale, un pò di differenza la fa! 🙂 quindi benvenuto anche al Ceppo, anche se per i bambini di oggi credo che trasmettere tutta questa magia, sia solo un gran bene! un bacino, sere
E’ proprio questo che mi piace dell’Italia! Ti sposti di pochi chilometri e trovi tradizioni diversissime! Menomale che lo sformato di cardi lo facciamo anche qui però, eh 😉
Italia adorava i cardi: li faceva in brodo con polpettine di carne e brodo assolutamente di gallina; poi le veniva il mal di testa e dava sempre la colpa ai cardi. Il fatto che cadesse sempre in questa tentazione, quella del cardo intendo, a dispetto delle conseguenze per me é stata garanzia della loro bontà; ecco perchè li uso tanto e mi piacciono e soprattutto non ho ereditato il mal di testa!!!segno subito la ricetta!a presto laura
Ops… Non so chi sia Italia… Ero sicura di aver scritto mia nonna Ida…é di lei che parlavo… Un bacio
non so il reale motivo che mi ha poratta a non lasciare mai commenti. Tutto del tuo blog trovo adorabile..ho girato varie volte dei tuoi post ad amici per mostrar loro il contenuto, ma non meno per il corredo di splendide foto. Ci unisce non solo l’ovvia passione alla base del sito,ma anche il nome e l’origine;) sono giulia dalla provincia di Firenze, di tre anni più grande…pessima in inglese però. Non intendo andare oltre nella consultazione senza averti fatto i più sinceri complimenti:) sento che i tempi sono maturi per poter fare sentire la mia voce, mi fa davvero felice sapere che esiste una persona come te. Buon proseguimento Giulia!
giulia toscanaccia
Carissima,
ti ho scoperto da poco tempo…
Una piacevole sorpresa, davvero.
E confesso che mi scendono due strisce di lacrime.
Anche in Casentino si batteva il ceppo, avevo dei ricci biondissimi ed un vestitino blu di lana. E un tripudio di frizzi al cuore.
Tutti i cugini a casa “nostra”, quella dei nonni.
E poi via, nascosti dietro la porta delle scale.
Uno ad uno si batteva il ceppo dentro il camino…e rotolavano mandarini, noci, caramelle e pacchi, grandi, piccoli e stropicciati.
Il nonno aveva ancora i capelli neri. La nonna scrutava i nostri sguardi, pieni di stupore.
Grazie,
Buon Natale,
Luciana
Ciao! Sono Cristina di cucinandoindue. Abbiamo ricevuto il Sunshine Award, che prevede di girarlo a nostra volta ad altri blog che riteniamo “favolosi”. 😀 Nella nostra top ten non poteva mancare il tuo, che corriamo a visitare appena abbiamo un attimo di tempo, fonte di ispirazione! Ti preghiamo di accettare questo umilissimo premio, fatto col cuore, per farti sapere che ti seguiamo con tanta stima! http://cucinandoindue.blogspot.it/2012/12/abbiamo-ricevuto-il-sunshine-award.html