Le mele al forno. Quando sono diventata mamma
Sono tornata in camera seduta su una sedia a rotelle, stretta in una camicia da notte pulita. Quei corridoi che la notte prima, durante il travaglio, mi erano sembrati lunghi e interminabili, un labirinto che percorrevo a soste, tra una doglia e l’altra, adesso erano solo pochi passi. In camera c’era già un’altra mamma che chiacchierava con il suo bambino, nato poche ore prima di Livia, e un vassoio su un tavolino d’angolo che mi aspettava, con dentro il mio pranzo, ormai freddo.
Mi resi conto di avere fame.
L’ultimo pasto risaliva alla sera prima quando, guardando Wonder Woman tra una contrazione e l’altra, Tommaso aveva scaldato in forno qualche pizzetta congelata. Mi avevano detto di fare scorta di carboidrati di facile consumo per affrontare il travaglio. Abbiamo cominciato con la pizza per passare poi durante la notte a cucchiaiate di miele – dall’ultimo vasetto rimasto dal nostro matrimonio – che intervallavo a docce calde e pochi minuti di sonno per recuperare le forze.
Le ore intercorse tra le pizzette congelate e quel pranzo in ospedale erano confuse, a volte sembravano veloci, altre lente e pastose. Con Tommaso, durante il pelle a pelle con Livia, ce le eravamo raccontate, per riviverle e capirle, per assaporale, per esorcizzare la paura, per renderci conto che eravamo noi gli spettatori e i protagonisti di quel miracolo.
Mi spostai con le gambe ancora malferme sulla sedia rossa di plastica accanto al tavolino d’angolo. Tommaso era tornato a casa, per le politiche Covid dell’ospedale poteva stare solo alcune ore. Sarebbe tornato nel tardo pomeriggio, il momento in cui la nostalgia e la malinconia si fanno sempre più forti.
Sistemai la culla con Livia addormentata accanto a me, in modo da poterla tenere d’occhio, per non perdere nemmeno un sospiro di quella bambina nuova, ancora esausta da quel viaggio lunghissimo che l’aveva portata tra noi. Con un dito le percorrevo la curva della guancia, l’arco delle sopracciglia, cercando somiglianze che ancora non trovavo.
Una volta sicura che sì, era tutto vero, mi dedicai al mio vassoio del pranzo.
La pasta al pomodoro era ormai scotta, con il sugo al pomodoro incrostato sulle penne. L’arrosto di maiale era una pallida imitazione di quello che faccio spesso durante i corsi, il purè era ormai colla.
C’era poi una mela al forno, in una ciotolina bianca di plastica. Era cotta semplicemente, senza zucchero, con ancora il torsolo. La buccia era raggrinzita, l’interno però sembrava cremoso, cedeva al cucchiaino. Iniziai titubante, ma poi la mangiai con voracità, voltata verso l’angolo di quel muro, con le mani, tenendola per il picciolo, leccandomi le dita. Naturalmente dolce, morbida, confortante.
Avevo trovato in quel vassoio il cibo di quando non stai bene, di quando hai bisogno di una coccola in più, un ricordo d’infanzia che mi dava il benvenuto nella mia nuova vita da grande, da mamma.
Nei giorni successivi in ospedale ho inseguito di pasto in pasto quella mela cotta. Ogni giorno per il giorno successivo mi proponevano una scelta di piatti per comporre il mio menù, ma puntualmente accadeva un corto circuito inspiegabile. Sceglievo gli gnocchi al ragù, e nello scoperchiare il piatto ci trovavo il semolino. Chiedevo le verdure grigliate, e invece mi portavano un’insalata scondita. Ma soprattutto, ogni volta speravo nella mela cotta, e invece sul vassoio magicamente apparivano tre susine acerbe. Ho messo da parte tutte quelle susine e le ho portate a casa: le abbiamo mangiate un mese dopo, finalmente mature.
Il cibo è uno degli elementi che aiuta a rimetterti in piedi più velocemente, insieme a una buona notte di sonno.
Nei primi giorni da neo mamma sicuramente non si può contare sul sonno, quindi speravo di potermi affidare per lo meno al cibo. Ma non è questo il tempo e il luogo per analizzare la cultura del cibo negli ospedali italiani, perché tanto ci sarebbe da scrivere.
Per fortuna Tommaso, che faceva la spola tra casa e l’ospedale, ogni giorno mi portava tutti quei cibi che mi erano mancati durante la gravidanza, insieme alle provviste che mandava mamma. La pasta al pesto, il prosciutto toscano appena affettato, una schiacciata fatta il giorno prima nel forno a legna, un melone fresco già pulito, un sacchetto di frutta, matura però.
È arrivato persino a portare in ospedale una tartare di manzo da 200 grammi, preparata poco prima al coltello dal nostro amico macellaio, insieme a una boccettina di olio, uno spicchio di limone, al pepe, e al sale Maldon. La tartare è arrivata insieme alla notizia che sarei dovuta rimanere un giorno in più in ospedale, e l’ho accolta ridendo e piangendo, in quel mix di sentimenti, ormoni e lacrime che caratterizza i primi giorni di una puerpera.
Tornata a casa mi son tolta tutte le voglie, spuntando via via quella lista immaginaria che avevo compilato durante la gravidanza: l’uovo al tegamino, con il tuorlo ancora morbido, con la consistenza del miele, il lardo sul pane caldo tostato, il fegato con la salvia, il formaggio a latte crudo. E soprattutto, ho iniziato a fare teglie di mele cotte al forno.
Le mele al forno
Preparo una teglia di mele al forno almeno una volta a settimana. Ce ne metto sei o otto, a seconda della dimensione. Tolgo il torsolo, le accomodo una accanto all’altra nella teglia, aggiungo una manciata di uvetta, una spolverata di cannella, un cucchiaio di zucchero o un filo di miele, una spruzzata d’acqua o di limone, e poi in forno caldo, finché la buccia non diventa dorata e l’interno morbido, fondente.
Preparane più di quelle che prevedi di mangiare. Si conservano bene in frigorifero, in un recipiente di vetro a chiusura ermetica. Ah, il piacere di sapere che ci sono delle mele cotte in frigo che ti aspettano. Poi basterà riscaldarle al microonde o a bagnomaria per qualche minuto prima di mangiarle.
Quali mele usare?
Qui davvero è in base al tuo gusto. Le ho provate un po’ tutte: Golden Delicious, Renette, Granny Smith… ma quelle che preferisco sono le Gala o le Fuji, perché in cottura si ammorbidiscono, la polpa diventa cremosa, ma non tende ad esplodere come fanno invece le altre.
Come mangiare le mele al forno?
Il mio modo preferito è da una coppettina, con un cucchiaio, bagnate con il loro sciroppo, come fine pasto. Mi piace chiudere la cena con qualcosa di dolce e caldo, e le mele cotte al forno fanno proprio al caso mio. Ma siccome ne faccio sempre in abbondanza, capita che le mangi anche a colazione, con yogurt e granola, o per merenda, accompagnate da un cucchiaino di burro di mandorle o nocciole.
Siccome sono un’amante dei dolci a base di frutta, spesso le ho preparate anche come dessert quando avevo amici a cena. Puoi servirle così come sono, bagnate con il loro sciroppo, o magari accompagnarle con una pallina di gelato alla crema, o con una crema inglese.
Mele al forno
Ingredienti
- 6 mele Fuji, o Gala
- 350 ml acqua
- 2 bastoncini cannella
- 3 bacche anice stellato
- 2 cucchiai zucchero di canna
- 2 cucchiai confettura di albicocche
- 2 cucchiai uvetta
Istruzioni
- Scaldate il forno a 170°C.
- Lavate le mele e togliete il torsolo con un coltellino affilato o con il cavatorsolo.
- Sistematele in una pirofila che le contenga comodamente.
- Mescolate la confettura di albicocche con l’uvetta, e riempiteci le mele.
- Aggiungete nella pirofila i bastoncini di cannella e le bacche di anice stellato. Versate l'acqua nella pirofila attorno alle mele.
- Spolverate con lo zucchero di canna le mele, poi infornate in forno caldo.
- Fate cuocere le mele per un’ora e mezzo, poi spegnete il forno e lasciatele dentro.
- Potete servirle subito, oppure conservarle in frigorifero per qualche giorno.
Link love
- È uscito il libro della mia amica Barbara, Il pranzo della domenica. Nei prossimi post ti racconterò di tanti altri libri per il tuo Natale.
- Su Epicurious, un articolo interessante sulle mele cotte al forno: How to Make Baked Apples (and Why You Should).
- Nigella Lawson: ‘I feel insecure if I don’t know what I’m going to eat’. Un’intervista a Nigella, e il suo nuovo libro.
Questo post è bello tutto, fino all’ultimo link <3.
Sarà che ho un debole per le mele al forno.
Sarà che ho un debole per te Giuliettina del mio cuor <3
Il tuo post mi ha scaldato il cuore…sono tornata indietro nel tempo, al mio esordio da mamma ☺️grazie Giulia e le tue ricette sono sempre perfette ?
emozioni e pelle d’oca, con il sapore confortante delle mele cotte. Una favola come sempre Giulia.
Così semplice e confortante… Da fare subito!
P.S. leggerti è adorabile
Che bello Giulia, quante emozioni! ❤️❤️❤️
E mi hai fatto venire voglia delle mele al forno, il mio babbo le faceva sempre in quello a legna dopo aver cotto il pane, ricordo lo sciroppo che si formava, quasi un caramello.
Un abbraccio!
Io ho partorito in Svizzera, quando è nato il mio bambino 3 anni fa vivevo lì. Ancora mi sogno i croissant freschi con il burro e caffellatte della colazione e le proposte dei pranzi e cene. Sono rimasta in ospedale una settimana per alcune complicanze, ho potuto provare tutti i menù 😀
Auguri ancora per la nascita della vostra piccolina!
Ma come si fa con le mele del supermercato?? Saranno “cerate”, se le lavo con il sapone riuscirò a renderle “nature”?
Questo post è una carezza calda, profumata e gentile. Mi sono tanto ritrovata tra le tue parole. Sempre bellissimo leggerti, ammirare le tue foto autentiche e perdersi tra le tue ricette.
Un bacio a te ed uno speciale alla piccola Livia
ciao Jules,
volevo sapere se tu usi mele biologiche perchè a me piace molto anche la buccia ed a volte non le trovo e
la scarto ma mi spiace perchè ha un sapore buonissimo…
[…] tardi dopo quello che sembrava un travaglio interminabile con te addormentata accanto a me, il mio primo pranzo da mamma, con pasta al pomodoro, arista, e la migliore mela al forno che abbia mai mangiato. Oggi […]